Nascosti in una stuoia, conficcati in una fessura nel muro della stanza da letto della casa di Dante a Ravenna, e recuperati solo dopo la morte del poeta, grazie a un sogno rivelatore del figlio Jacopo: la suggestione del ritrovamento degli ultimi tredici canti del Paradiso, antica quanto il 'Trattatello in laude di Dante' di Giovanni Boccaccio (1477), torna alla fine del film 'Dante', l'opera di una vita di Pupi Avati, con Sergio Castellitto nei panni di Giovanni Boccaccio e Alessandro Sperduti in quelli del poeta ragazzo, prodotto da Duea Film e Rai Cinema, in sala dal 29 settembre con 01.


Il 'Dante' di Avati ricostruisce la vicenda umana del poeta affidandola al racconto di Boccaccio-Castellitto, incaricato nel 1350 di portare 10 fiorini d’oro - come risarcimento simbolico per l'esilio a cui Dante era stato condannato - a Suor Beatrice, figlia del poeta, monaca a Ravenna. Un percorso che vuole affascinare i ragazzi, facendo luce su "un Dante giovane, incerto, foruncoloso, imbranato, che si innamora di Beatrice e va in confusione quando la vede. Non se ne può più - si infiamma Barbero - del Dante celebrato nei monumenti, il padre della patria, arcigno, corrucciato, che ci guarda con disprezzo dall'alto in basso. Ne ammiriamo il genio, ma è stato anche un uomo, con le sue debolezze e i suoi errori. Il regista, poi, ha scelto giovani attori bravissimi (accanto a Sperduti, Carlotta Gamba è Beatrice, Romano Reggiani è Guido Cavalcanti, ndr)". Il risultato è "un gran bel film: in genere non amo le pellicole e le serie tv ambientate nel Medioevo, ma in questo caso me lo sono goduto dall'inizio alla fine".
