(ANSA) - IL CAIRO, 17 DIC - Gli scavi archeologici di Tell
el-Maskhuta, un fortificato centro di commerci che si affacciava
sullo scomparso "canale dei Faraoni" antesignano di quello di
Suez in Egitto, è un esempio dei "significativi risultati"
ottenibili applicando "metodi predittivi, come le indagini
geofisiche e del telerilevamento satellitare". Lo ha
sottolineato un archeologo del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (Cnr), Andrea Angelini, sintetizzando all'ANSA una sua
conferenza tenuta di recente al Cairo.
Il ricercatore ha illustrato "recenti scoperte relative a una
cinta muraria" definibile di "grandi dimensioni" perché con
perimetro complessivo stimato in circa 1.000 metri, "di cui però
i limiti non erano stati ben delineati in passato, probabilmente
anche a causa di una carenza tecnologica".
E' stato solo "grazie all'integrazione" tra innovativi "dati
satellitari" completati da "indagini geofisiche" e più
tradizionali "attività topografiche" combinate a ricerche
bibliografiche che "è stato possibile individuare delle aree di
scavo cruciali per la storia e l'occupazione di Tell el Maskhuta
nel corso dei secoli", ha affermato Angelini riferendosi
all'insediamento affacciato su "un canale navigabile" che, sul
delta del Nilo "collegava il Mar Rosso al Mediterraneo, come
oggi quello di Suez".
Il sito di Tell el-Maskhuta si estende su un'area di 27
ettari e "vi è stato possibile riportare alla luce parte di una
grossa struttura muraria", per "circa 50 metri; essa è larga 8 e
con la posa in opera dei mattoni crudi ancora ben conservata",
ha ricordato fra l'altro l'archeologo sottolineando il
rinvenimento di "un'ulteriore parte della struttura muraria
spessa 22 metri: una dimensione mai documentata prima e per la
quale sarà necessario continuare le operazioni di scavo e
pulitura".
A questo risultato si è giunti anche grazie alla "missione
Cosmo Skymed" dell'Agenzia spaziale italiana (Asi) che nel 2014
acquisì "dati satellitari nell'area dello Wadi Tumilat" e altre
"importanti aree archeologiche del delta", ha notato Angelini.
Un altro contributo sul fronte innovativo è stato quello del
gruppo "SatER" (Satellite Remote Sensing Research) all'interno
della missione Cnr, che ha realizzato immagini ad alta
definizione in grado di evidenziare "anomalie sul sito
archeologico": gli indizi da seguire per scavare senza sprecare
tempo e risorse.
Nel 2016 poi la Cnr-Mem (Multidisciplinary Egyptological
Mission del Consiglio nazionale delle ricerche) integrò "le
elaborazioni da satellite con le indagini geofisiche, grazie al
contributo dell'Università del Molise", ha ricordato ancora il
ricercatore sottolineando: "non è pensabile, nel 2021,
un'archeologia che non guardi ad un'interdisciplinarietà e ad
una visione moderna all'uso delle tecnologie". (ANSA).
